"...El
Kadar non aveva ancora trovato il sistema per uscire da questa
trappola, aveva pensato di nuotare, quando l'acqua fosse salita più
in alto delle sue spalle e poi, arrivato quasi all'altezza del
soffitto, provare a spingere la botola in alto per uscire da li. Ma
dubitava di farcela perché non aveva un punto su cui appoggiarsi e
le spinte alla botola lo avrebbero rigettato sott'acqua senza
combinar nulla. A forza di pensare però un'idea gli venne,
arrischiata, pericolosa, ma forse l'unica da tentare. Non era quella
di cercare di fabbricare una mina con la polvere delle pallottole,
perché gli mancava il tempo ed una superficie asciutta dove
lavorare. No, il suo tentativo sarebbe stato più semplice e anche
più temerario. Si mise filosoficamente ad attendere che l'acqua
riempisse i locali, che poteva ancora malamente vedere per mezzo di
una piccola fessura tra la botola superiore ed il margine
dell'apertura. L'acqua saliva sempre e ad un certo punto arrivò alle
sue spalle. Già la porta per il locale inferiore non si vedeva più
perché il livello dell'acqua era più alto. Tra poco avrebbe
raggiunto il livello del soffitto della sala inferiore e allora, con
meno volume da riempire, sarebbe salita più velocemente nella
seconda stanza. El Kadar attendeva sempre. Galleggiava sull'acqua in
verticale, facendo minimi movimenti per restare a galla e risparmiare
le forze. Quando il livello dell'acqua anche nella seconda stanza fu
tale da consentirgli di toccare la botola in alto, provò a smuoverla
ma come previsto non ci riuscì a causa del problema anzidetto. Fu a
quel momento che nuotando, mentre l'acqua saliva sempre, si spostò
nella stanza al disopra della porta che dava accesso al locale
inferiore ormai completamente inondato. Qui stette un paio di minuti
a respirare profondamente, onde fare il più possibile provvista
d'aria, poi si tuffò all'ingiù verso la stanza completamente
sommersa..."